sabato 4 febbraio 2012

Costa Concordia: Le tecniche di recupero



Ammesso che sia possibile rimettere la Concordia in condizione di galleggiare e che sia dichiarata "relitto", che cosa sarà di questa isola galleggiante da 290 metri per 35, alta 52 metri?


Dal naufragio del 13 gennaio la Costa Concordia continua a fare paura.
Ci sono ben 2.300 tonnellate di gasolio contenute nei suoi serbatoi, insieme a 42 tonnellate di olio lubrificante, che, fuoriuscendo, causerebbero il più grande disastro ambientale della storia italiana.
Intanto CosmoSkyMed, un satellite dell'Agenzia Spaziale Italiana è pronta a dare l'allarme in caso di fuoriuscite.
Per il recupero le ipotesi al vaglio sono diverse.
La prima prevedere la chiusura della falla e il progressivo svuotamento della nave dall'acqua.
Grossi palloni gonfiati di aria posizionati sotto la fiancata di dritta – quella sommersa – e l'azione di traino di alcuni potenti rimorchiatori raddrizzeranno la Concordia così che possa essere trasportata in un bacino di carenaggio idoneo.
Se non dovesse funzionare, i tecnici della Smit (o eventuali altre aziende) potrebbero passere al piano B: sezioneranno in tronconi il relitto e porteranno via la nave pezzo a pezzo.

L'appalto per il recupero del vascello non è stato assegnato ancora, ma laSmit Salvage, una società olandese specializzata in questo tipo di operazioni che nel 2001 si era occupata della messa in sicurezza del sommergibile russo Kursk, è già stata incaricata del recupero del carburante e proporrà un piano anche per il recupero del relitto.
I tecnici olandesi sono già sul posto e hanno circondato la nave con un cordone di barriere galleggianti il cui compito è quello di contenere eventuali perdite.



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