sabato 31 maggio 2008

Fenomeno YouTube

Youtube è il sito di condivisione dei video fondato nel 2005, con un’audience di più di 80 milioni di utenti al mese, ha potenzialità commerciali enormi.
Qui ci troviamo artisti, cantanti, politici, pubblicitari, sportivi, gente comune. Spot, spezzoni di film, video di concerti.
E’ suffciente registrarsi al sito: è gratuito e si fornisce il solo indirizzo e-mail e la data di nascita per pubblicare un video su YouTube e creare playlist già pubblici.
E chi vuole solo guardare i video non ha nemmeno bisogno di registrarsi.

Il motivo del boom di YouTube?
La facilità di navigazione nel sito e poi la maggiore semplicità di comunicazione rispetto a quella di un blog: le immagini sono più facili da produrre rispetto a un testo e sono accessibili a tutti.
Per capire l’universalità del fenomeno basta pensare che oggi nel mondo ci sono 500 milioni di videocellulari capaci di registrare immagini. Senza contare gli iPod, a loro volta compatibili con il sistema.
Nel 2006 il settimanale Time ha eletto YouTube come la miglior invenzione dell’anno.

I NUMERI DI YouTube

12 sono leleingue in cui è tradotto
67 sono i dipendenti
65mila sono i video caricati sul sito ogni 24 ore
80 milioni sono gli utenti del sito nel mese di gennaio 2008
624mila euro è il costo giornaliero di tenuta sito per pagare la banda necessaria a ospitare i video.
2.263.000 euro è il finanziamento ricevuto da parte di Sequoia Capital nell’estate del 2005 per l’avvio attività.
1,65 miliardi di dollari è la cifra di vendita a Google nel 2006.

giovedì 22 maggio 2008

Il Ritorno di Napster


Napster apre il suo negozio online di Mp3 e sfida iTunesSei milioni di brani scaricabili in formato Mp3 e privi di "Drm"
New York, 21 mag. – Napster, un tempo sinonimo di file sharing e musica da scaricare gratuitamente, torna ora sulla scena contendendo ad iTunes il mercato della vendita di musica online. Da ieri è infatti in funzione il suo negozio virtuale con sei milioni di brani di tutte le maggiori etichette discografiche, ma anche con migliaia di etichette indipendenti. I file delle canzoni sono in formato Mp3, compatibile con la maggior parte dei lettori digitali e dei telefonini in circolazione, compresi gli iPod o gli iPhone di Apple. Sarà inoltre assente il “Drm” (Digital Rights Management), il sistema di protezione digitale dei diritti d’autore che limita il trasferimento del brano su più computer o lettori. Anche il catalogo di iTunes contiene più di sei milioni di brani, quasi tutti però protetti con il “Drm”. Prima di questa iniziativa, Napster trasmetteva solo brani in streaming dietro sottoscrizione di un abbonamento mensile; le numerose richieste degli utenti che volevano trasferire le canzoni sui propri lettori portatili hanno però convinto Napster a dare il via a questa nuova operazione. I brani di Napster sono in vendita al prezzo standard di 99 centesimi di dollaro mentre gli album completi costano 9,95 dollari. Mentre il presidente di Napster, Chris Gorog, si dichiara felice per questo nuovo inizio, gli analisti ritengono che non saranno molti gli utenti di iTunes che lasceranno i servizi di Apple, a meno che Napster non riesca a suscitare un particolare interesse intorno a sé proponendo servizi che iTunes non garantisce.

martedì 20 maggio 2008

Basta con questo lavoro precario!

Cosa vogliono i giovani?

Almeno parlo per me, vorrei la sicurezza di un posto sicuro per poter contare su un reddito mensile fisso.
Una buona retribuzione, un buon clima interno con rapporti positivi con i colleghi e con i superiori e magari mettere a frutto la mia creatività.
Purtroppo la difficoltà nel poter creare un’impresa si fa sentire in questa era
della globalizzazione.
I politici non hanno fatto niente per aumentare gli stipendi e hanno creato solo leggi per rendere il lavoro flessibile.
Il lavoro a tempo determinato è diventato uno strazio a causa dei contratti precari a ripetizione… e si arriva a qu
arant’anni senza un lavoro sicuro.
Non si possono conservare leggi che favoriscono in maniera evidente gli industriali, ma guardare anche la dignità e la sicurezza sociale di chi lavora.
Non parliamo poi dei sindacati, che a causa della mancanza di una base pensante e organizzata non riescono a tutelare i lavoratori, ma sono scesi a compromessi in nome del “progresso economico”.
Tanti anni fa, i lavoratori venivano sfruttati e mal pagati molto più di oggi e per questo nacquero i sindacati, ma col tempo le cose cambiarono… fino al punto che i delegati dal più basso livello al più alto hanno trovato comoda la sedia…beh…che dire…..si sono immedesimati nel governo!.

Pensare oggi alla Pensione

Se ti muovi fai un affare!

Il momento ideale per far lievitare il "monte contributi" all'Inps è all'inizio della carriera professionale, quando lo stipendio è basso e paghi meno.

Ti basta tiscattare gli anni dell'università seguendo i nostri tips e il gioco è fatto.

1) La prima mossa è chiedere alla tua facoltà il certificato di laurea. All'azienda, invece, la fotocopia autenticata del libretto di lavoro e la dichiarazione dei periodi assicurativi modello 01/M.

Poi fà una fotocopia della carta d'identità e del codice fiscale.



2) A questo punto compila la domanda di riscatto all'ufficio Inps della tua città (trovi gli indirizzi su http://www.inps.it/).

In poco tempo ti arriveranno i bollettini per il pagamento.



3) Già, quanto ti costa? Se il tuo stipendio è di 15mila euro lordi; versi per cinque anni 630 euro. Ma così a fine carriera l'assegno della pensione, valutato circa il 50% della tua ultima busta paga, salirà del 14-16%.

lunedì 19 maggio 2008

Come si affronta un colloquio di lavoro?

Devo ammettere che non ho mai avuto problemi durante i colloqui, l'ansia del terzo grado non mi ha mai spaventato.
Il look è sempre quello: no sexy alla Paris Hilton e ne austero alla monaca, opto per l'eleganza, capelli in ordine e il trucco ti-vedo-non-ti-vedo e mani curate.
Il curriclum sempre aggiornato e impostato graficamente.

Neanche dovessi andare a cena con Brad Pitt, ma il fatto è che in ogni colloquio tendo a dare il massimo e anche se mi preparo abbastanza cercando di prevedere ogni dettaglio, ogni mossa la domandina velenosa può capitare.
Ecco le classiche domande da colloquio:





Lui: "Signorina, professionalmente dove si vede tra 10 anni?"
Che razza di domanda, neanche fossi mago merlino, ma sò bene che è una domanda a trabocchetto. In realtà vuole scoprire se sono veramente decisa a investire in questo nuovo lavoro o se è solo un trampolino di lancio per la mia carriera o solo un lavoro che mi fa fare "curriculum".
Da una parte hanno ragione, non è bello svezzare giovani talenti che finiscono per andare a lavorare per altri.
La risposta potrebbe essere questa:
"So che il colloquio è il posto da assistente, ma sono sicura che con le mie capacità tra qualche anno potrei far parte della segreteria di direzione".
In questo modo non solo dimostro di avere ambizione ma soprattutto che una volta imparato il mestiere non taglierò la corda.
Lui: "Perchè vuole lasciare il suo attuale impiego"?
Mi verrebbe da rispondere che mi sembra di stare a scuola tra battibecchi con i colleghi e frecciatine con le colleghe, ma è meglio che mi sto zitta se non voglio fargli capire che non so fare un lavoro di squadra. Meglio dire: "Credo che essere assunta nella vostra azienda mi darebbe l'opportunità di mettere a frutto le mie capacità professionali per cui ho tanto studiato".
Faccio capire immediatamente che sono lì per migliorare la mia posizione e per valorizzare le mie capacità.

Lui:" Quale ritiene che sia la sua maggiore debolezza?"
Cuba libre e matrioska alla fragola??......ehm...non penso sia la risposta esatta.
Meglio ammettere che ho degli atteggiamenti da correggere, ma che dimostro di voler fare qualcosa per migliorarmi. Certo non è che posso andare a dire che mi vergongo di rispondere al telefono se il colloqio è per un call center....sarebbe nettamente autogoal!!.

Lui:"Perchè dovremmo prendere proprio lei?"
Bella domanda, ma so che è solo un modo per capire come "mi vedo" all'interno di un'azienda....ma gioco d'anticipo, perchè prima di presentarmi al colloquio mi sono informata il più possibile sulla società e sui prodotti, visitato il sito e che conosco la filosofia aziendale della società per cui mi sto candidando e che la condivido in pieno.

Ora tocca a me!
Io: "Come si colloca questa azienda sul mercato?"
E' normale che mi stia a cuore sapere quanto sia solida l'azienda per la quale potrei lavorare, ma meglio non esagerare, non vorrei capissero che mi stia più a cuore lo stipendio!!!
Quindi tengo in caldo la domanda e aspetto che il capo abbia finito di presentare la società e aggiungere: "Dalle informazioni che ho, mi sembra che siate leader nelle vendite in questa zona" e passerò per una che mi sono documentata e avrò soddisfatto il loro bisogno di gratificazione.
Io: "Perchè questo posto è attualmente vacante?"
Beh di certo non è che mi verrà a dire che sono fuggiti perchè li pagava in ritardo o perchè era uno schiavista, ma posso sapere se ha veramente bisogno di gente nuova e se è una società in espansione e quindi a caccia di persone valide per formare un nuovo team o se, invece, è affetto dalla sindrome "da licenziamento facile".
Un modo per indagare senza farmi sgamare ci sarebbe: "La necessità di fare questa assunzione è sorta ultimamente oppure chi se ne occupa ha cambiato ruolo?".
In questo modo la mia domanda suonerà più legittima, senza far capire che voglio sapere se la persona in questione è stata licenziata o si è dimessa sennò capirebbe che punto al posto fisso e quindi avrei risolto il problema del mutuo.
Io: " Quali requisiti deve avere la persona che cercate".
Anche perchè, al di là dei requisiti richiesti, ogni azienda ha delle aspettative diverse nei confronti dei propri dipendenti, senza contare che potrei scoprire io stessa che questo lavoro non fa per me.
E quindi non è che mi fermo alle singole mansioni, ma chiedo anche chi sarà il mio superiore, di quanta autonomia potrò disporre e avrò un quadro completo della situazione.
Io: "Come avverrà il mio inserimento in ufficio?"
Di certo, con questa domanda guadagnerò dei punti, dimostro di far gia parte della squadra e potrò capire se mi affiancheranno a dei colleghi nello stesso settore (quindi puntano sul lavoro in team) o se, invece, a supervisionarti sarà il capo (si tratta di un'azienda più gerarchica).

Domande da nn fare mai:
Come pensa che sia andato il colloquio?
Quanto vengono retributio gli straordinari?
Quali sono i benefit concessi ai dipendenti?
Gli orari di ingresso e di uscita, da voi, sono rigidi?
A quanti giorni di ferie avrò diritto?
Ma da voi le donne hanno delle reali possibilità di carriera?

L'impresa che non cerca profitti

In California, nella Silicon Valley, sta nascendo un nuovo tipo di impresa a metò strada tra le tradizionali società finalizzate ai profitti e le organizzazioni

non - profit.



Azioni per ideale.
Sono chiamate "imprese sociali" e nascono per iniziativa di gruppi di persone motivate. Hanno come missione progetti sociali, ma a differenza delle non-profit non si reggono su donazioni, bensì sui ricavi ottenuti vendendo a basso prezzo i servizi.
Tutti i guadagni sono reinvestiti e non distribuiti agli azionisti.

Dalla rivista Focus

Volete aprire un'impresa?

Meno burocrazia per gli italiani: da oggi è più facile e veloce grazie a una nuova procedura prevista dalla legge Bersani sulle liberalizzazioni e già sperimentale in 10 città.

Burocrazia rapida

Invece di fare una lunga serie di richieste e iscrizioni (dall'Inail all'Inps, alla camera di commercio), ci si può collegare al sito http://www.registroimprese.camcom.it/, caricare i software necessari e fare tutte le richieste con pochi click.

Dalla rivista Focus.

il sogno di andare a lavorare in Russia

La scorsa volta ho parlato dell'Australia e di come lavorarci.
Adesso ci spostiamo in Russia che vanta un numero elevato di miliardari.
Mosca supera New York per la concentrazione di ricchezza.
Il più facoltoso è Roman Abramovich, patron della squadra calcistica Chelsea Fc, vanta un patrimonio di oltre 11 miliardi di euro.
In Russia c'è una crescita economica esponenziale, aumento vertiginoso di super ricchi e tante opportunità d'impresa.
Non stupisce quindi la notizia del piano di sviluppo economico presentato nel 2007 dal Cremlino, che nei prossimi 10 anni proietta la patria di Lenin tra le cinque prime economie al mondo.


Le previsioni del progetto sono chiare: il reddito procapite medio dei cittadini dovrebbe passare dagli attuali 8mila euro ai futuri 19mila euro, e raggiungere così quello degli abitanti di Gran Bretagna e Francia.
Caratterizzata da una crescita tra le più alte al mondo (oltre 51 miliardi di euro gli investimenti stranieri), l'economia russa deve gran parte della sua forza all'ingente disponiblità di riserve energetiche naturali.
In aggiunta all'export di petrolio, idrocarburi e metalli, la potenza russa si basa sull'industria farmaceutica, gli armamenti, le apparecchiature mediche e scientifiche, l'industria alimentare e quella del legname.


La Russia come nuovo paradiso?
Attenzione: qui il progresso è arrivato a macchie, perchè al di fuori delle grandi città esistono ancora situazioni di grande arretratezza.
Il sistema più semplice per avviare gli affari consiste nell'apertura di un ufficio di rappresentanza sul posto: l'investimento si aggira sui 10mila euro e consente di aprire trattative con le aziende locali mantenendo la gestione finanziaria dell'impresa in Italia.
Chi, invece, sogna di andare a vivere in Russia deve armarsi di pazienza e prepararsi a trafile burocratiche molto più complicate: "La legislazione è ancora poco chiara a livello fiscale e amministrativo, e questo frena la nascita di Pmi". L'apertura di negozi, agenzie e ristoranti finora è stato appannaggio dei gruppi maggiori, ma gli esperti confidano nella creazione a breve di una cultura imprenditoriale che coinvolgerà anche la classe media.
Il turismo, l'architettura, l'editoria e il design sono i settori più promettenti, anche per chi è a caccia di un lavoro dipendente: a patto però di saper parlare russo.


Notizie
Posizione: La Russia è in Asia settentrionale (l'area a ovest dei monti urali si considera europea).
Confina a nord con l'Oceano Artico, a est con l'oceano Pacifico, a sud con Cina, Corea del Nord, Mongolia e Kazakistan, a ovest con Azerbaijian, Georgia, Ucraina, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e Norvegia.
Superficie: 17.075.400 kmq.
Popolazione: 142,5 milioni di abitanti.
Forma di Governo: Stato federale con forma di governo repubblicana.
Capitale: Mosca.
Città principali: Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk, Niznij Novgorod, Ekaterinburg.
Clima: a sud e nell'area europea si riscontra un clima continentale abbastanza umido, mentre in Siberia le temperature sono subartiche.
Così lìinverno non è particlormente rigido sulle coste del Mar Nero, mentre è proibitivo in Siberia (con punte di -70 °C).
Le estati variano dalle temperature fresche della steppa meridionale fino ai valori più freddi delle coste artiche.
Lingua: Russo.
Religione: Cristiana ortodossa e islamica.
Moneta e cambio: Rublo. Un euro è pari a 37 rubli.
Fuso orario: Dieci i fusi orari che attravesono la Russia: quando a Roma è mezzogiorno, a Mosca sono le 14.
Prefisso telefonico: 007

Dalla rivista Millionaire





L'ora X si sta avvicinando

Sfogliando la rivista Geo mi sono fermata su un articolo che ci riguarda tutti e che riguarda il nostro futuro.







Dario Fo: dalla fine del petrolio nascerà un nuovo mondo.
L'ro nero si esaurirà molto presto, dice il celebre drammaturgo, che ha scritto un libro per spiegare come cambierà la nostra vita.



L'apocalisse rimandata è il titolo del libro.

E' il racconto di quanto ci accadrà in un futuro non troppo lontano, quando sarà finito il petrolio. Un bel giorno ci alziamo dal letto, premiamo l'interruttore della luce e le lampadine non si accendono.

Nel frigorifero il cibo marcisce, dai fornelli non esce più gas.


Non si può andare a lavorare: l'auto è a secco e la fabbrica chiusa per mancanza di materie prime.

Il cielo è percorso da immensi cumuli di nubi che d'improvviso si spalancano e inizia un vero diluvio su città, deserti e savane.

Sembra di assistere a un documentario sullo stravolgimento epocale del nostro Paineta.

Ma, poi, lentamente, riprende la vita.


E inzia dove meno ce l'aspettiamo. L'Africa si trasforma nel Paese dei Bengodi. Un pannello solare, grazie alla potenza del calore, in questi territori accumula energia in enorme quantità. Spuntano auto e camion con pannelli solari sopra il tetto e gigantesche pale eoliche ai lati del motore.
E' nato un nuovo mondo alla rovescia, dove noi siamo i novelli "vù cumprà".

L'indipendent ha scritto che il momento in cui le pompe cesseranno di succhiare si sta avvicinando inesorabilmente.

Anche i petrolieri sanno che l'ora X arriverà molto presto.

Si prevede un picco di crescita delle estrazioni, poi il crollo: le pompe diventeranno in un solo giorno reperti storici.

Ma proviamo a pensare a cosa rappresenta la fine dell'era del petrolio.

Fino a ora non si è fatto praticamente niente per cercare fonti alternative.

La natura è già stata violentata e non c'è tempo da perdere, anche perchè ci vorranno 25 anni per disabituare la gente a utilizzare combustibili fossili e un secolo per annullare i danni già causati, ma si nutre grande speranza.

In fondo, la Terra è stata generata da un'esplosione e l'Universo ha avuto origine da un disastro.

Dai drammi ambientali che dovremo affrontare nel futuro prossimo potrà nasscere una nuova vita.



Testimonianza raccolta da Anna Folli dalla rivista Geo.

domenica 18 maggio 2008

Studi? Il Governo ti fa un prestito


Arrivano finanziamenti per gli universitari con età compresa tra i 18 e 35 anni.






Il programma governativo avviato a marzo del 2008 che prevede finanziamenti agevolati ai giovani tra i 18 e i 35 anni iscritti all' università o a istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale si chiama "Diamogli Credito".



Si potrà chiedere un prestito fino a seimila euro per pagare tasse universitarie, partecipare al programma Erasmus, iscriversi a un master post-universitario, acquistare un computer portatile dotato di WiFi o pagare le spese di affitto, se fuori sede.



Per il prestito non sono richieste garanzie e le banche aderenti si impegnano a offrire un Tan (tasso annuale nominale) non superiore al 5,80%.



I requisiti per accedere al finanziamento?



Un diploma di maturità con l'80% del punteggio massimo e, per chi è già all'università, aver superato due terzidegli esami degli anni precedenti con una media superiore a 24/30.



Chi si iscrive al primo anno di laurea specialistica deve aver conseguito la laurea con il 90% del punteggio massimo.









Dalla rivista Millionaire

venerdì 16 maggio 2008

Australia: Fare business nel Paese dei canguri


Australia: meta di tante persone tra le quali mio padre, il mio ragazzo e me.
Ho fatto delle ricerche sull'Australia, per studiare il loro modo di vivere e per vedere se era vero che fare impresa era così semplice.
Andiamo con ordine:


Come si vive in Australia?
Come in qualsiasi Paese occidentale avanzato.
La differenza sta nel grande spazio in cui si muove un'esigua popolazione.
Lo stile di vita è molto più rilassato, le persone sono aperte e socievoli e poi le possibilità lavorative sono ottime perchè la politica economica del paese agevola la libera iniziativa e se uno vuole darsi da fare..c'è di sicuro più possibilità di fare soldi...inoltre è dato molto spazio ai giovani.
Tenuto conto anche del costo della vita molto contenuto possiamo aggiungere che chi ha una famiglia numerosa o intende costruirla potrebbe prendere in considerazione di trasferirsi in Australia per poterla crescere bene e serenamente. Infatti l'Australia è il Paese giusto per crescere tanti figli.



Come trovare lavoro?
Qui trovare lavoro è molto semplice, se si sa l'inglese si sta a cavallo.
C'è un settimanale che si chiama "The Age" che solo nella sezione "lavoro" sono disponibili 20.000 posti.



Come trasferirsi?
Il progetto di trasferirsi in Australia deve tenere conto dei principi su cui si basa la legislazione australiana in materia.
La situazione dei visti è la stessa di quella tra l'Italia e i Paesi extracomunitari.
Si applica la legge sull'immigrazione che è ormai uguale in tutti i Paesi industrializzati del mondo occidente.

ci sono 5 tipi di visti differenti:

Il Visto Turistico:
è concesso per un periodo iniziale di tre mesi, ma può estendersi anche a sei fino ad un anno. Non si può lavorare nè in proprio nè come dipendente, pena l'annullamento del visto e il divieto di entrare nel Paese per almeno 3 anni.

Il Visto di Studio:
si limita ad un periodo minimo per frequentare corsi di inglese se si ha l'intenzione di vivere e lavorare in Australia. In tal caso bisogna iscriversi a un corso per un periodo superiore a due anni e sostenere l'esame di specializzazione in una delle attività previste dall'Occupation List.

Il Visto Vacanza-Lavoro:
dedicato a chi ha un'età tra i 18 e i 30 anni, permette di vivere un'esperienza di vita in Australia per un anno, con un permesso di lavoro.

Il Visto di Emigrazione:
Elemento fondamentale è conoscere perfettamente l'inglese.
Essere in possesso di una specializzazione lavoratica o professionale e poterlo dimostrare con curriculum di studio e lavorativo.

Il Business Visa:
può essere richiesto da uomini d'affari con comprovata esperienza in attività commerciali e industriali in proprio o in società con altri.
Se si vuole iniziare un'attività in proprio in Australia, si deve avere un piano di investimento da allegare alla domanda di visto.
Deve essere redatto insieme a professionisti esperti australiani e implica anche un obbligo di adempimento nel corso di diversi anni.

Alcuni link utili:

Sito del Governo australiano: www.australia.gov.au

Sezione Immigrazione e affari multiculturali del Governo australiano:
www.immi.gov.au

Ambasciata d'Italia in Australia: www.ambitalia.org.au

Ambasciata australiana in Italia: www.italy.embassy.gov.au

Per trasferirsi all'estero, info su lavoro, investimenti e proprietà immobiliari:
www.escapeartist.com

Guida on line per chi ha intenzione di espatriare a Sidney (in inglese):
www.easyexpat.com/sydney_en.htm


Perchè trovare lavoro è così difficile?




Una volta bastava studiare, diplomarsi, magari avere una bella laurea, un contratto e LAVORO. Oggi, purtroppo il titolo per cui abbiamo studiato non viene riconosciuto nel mondo del lavoro e quindi ci troviamo costretti a seguire corsi di specializzazione, che non sono gratuiti, trovare un lavoretto e poi?? Poi arrivi e ti chiedono esperienza, certo che l'esperienza non è che la facciamo a casa!!!!, quindi spediamo curriculum, cerchiamo di avere contatti con aziende per poi andare a finire in impieghi interinali.



Quanto tempo ci vuole per trovare un lavoro?


Tra lavori a progetto, stage, collaborazioni si va avanti per mesi, un anno, due anni.
I giovani italiani cercano sicurezza, il destino di precarietà e di insicurezza economica accomuna milioni di 25eeni e 35enni.
Facile arrendersi e deprimersi, ma se il sistema non cambia dobbiamo trovare noi modi e trucchi per cavarcela e migliorare.
Allora, prima di scegliere diversi tipi di studi, corsi o scuole vediamo cosa ci offre il mercato perchè è inutile continuare a studiare per rami di cui il mercato è saturo, bisogna intraprendere nuovi parametri di studio che siano inerenti a ciò che il mercato offre oppure inventarsi nuovi lavori.



sabato 10 maggio 2008

Contratto a Progetto

Questione 1
Cos'è il contratto a progetto?
Il D. Lgs. 276/03 apporta significative novità anche con riguardo ai rapporti di lavoro non subordinati, quelli che fino a oggi si chiamavano CO.CO.CO. Come è noto, questa tipologia di rapporto riguarda una moltitudine di lavoratori, solitamente inseriti di fatto nell'organizzazione aziendale ma formalmente non riconosciuti come subordinati e, quindi, privi delle garanzie tipiche di questo tipo di rapporto di lavoro. Ora è invece previsto che i lavoratori autonomi non si chiamino più collaboratori coordinati e continuativi, ma lavoratori a progetto: infatti, ciò che deve essenzialmente caratterizzare questo tipo di rapporto è uno specifico progetto, o un programma di lavoro, o anche solo una fase di esso, assegnato al collaboratore con il compito di realizzarlo.
Il rapporto è gestito autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con l'organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l'esecuzione dell'attività. Le collaborazioni coordinate e continuative stipulate secondo la disciplina previgente, se non possono essere ricondotte a un progetto o a una fase di esso, mantengono la loro efficacia fino alla scadenza e, in ogni caso, non oltre un anno dall'entrata in vigore del D. Lgs. 276/03.
Quanto si è detto non trova applicazione nei confronti delle prestazioni occasionali, ossia quei rapporti di lavoro con una durata complessiva non superiore a 30 giorni nell'anno solare con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare sia superiore a € 5.000,00, nel qual caso il rapporto viene automaticamente ricondotto al lavoro a progetto. Inoltre, l'istituto di cui si parla non trova applicazione anche nei confronti delle professioni intellettuali per le quali sia necessaria l'iscrizione all'albo.
Il contratto deve essere stipulato in forma scritta e, ai fini della prova, deve contenere: l'indicazione della durata (determinata o determinabile) della prestazione, l'indicazione del progetto o programma di lavoro individuata nel suo contenuto caratterizzante, il corrispettivo e i criteri della sua individuazione (tempi e modalità di pagamento), le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione della prestazione lavorativa, nonché eventuali misure per la tutela della salute e sicurezza del collaboratore.
I contratti di lavoro a progetto si risolvono al momento della realizzazione del progetto o del programma o della fase di esso che ne costituisce l'oggetto. Per le parti è possibile recedere prima della scadenza del termine sia per giusta causa, sia secondo le diverse causali o modalità, incluso il preavviso, stabiliti dalle parti nel contratto individuale.
Il compenso corrisposto ai collaboratori a progetto deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e deve tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto. Nel caso di invenzione realizzata nello svolgimento del rapporto lavorativo, il lavoratore a progetto ha il diritto di essere riconosciuto autore (con rinvio alle leggi speciali in materia per la regolamentazione dei diritti e degli obblighi delle parti).
In caso di gravidanza, di malattia e di infortunio del collaboratore, il rapporto di lavoro risulta sospeso, senza erogazione del corrispettivo. Solo nel primo caso la durata del rapporto è prorogata (per un periodo di 180 giorni), mentre, negli altri due casi, non solo il contratto non è prorogabile, ma il committente può comunque recedervi se la sospensione si protrae per più di un sesto della durata stabilita dal contratto, oppure superiore a trenta giorni per i contratti a durata determinabile. Il collaboratore a progetto, salvo diverso accordo tra le parti, può svolgere la sua attività a favore di più committenti, non in concorrenza tra loro. Inoltre, il collaboratore non può diffondere notizie e apprezzamenti attinenti ai programmi e alla organizzazione, nonché compiere atti in pregiudizio della attività dei committenti medesimi.
Questione 2
Qual è la sanzione nel caso in cui il progetto non ci sia o non sia sufficientemente specifico?
Ciò che caratterizza il lavoro a progetto è la sua riconducibilità ad uno specifico progetto o programma di lavoro o fase di esso.

L’art. 69, 1° comma, del D.Lgs. 276/2003 prevede che, sia in caso di assenza del progetto o del programma di lavoro, sia in caso di loro formulazione generica, la conseguenza, che dovrà essere dichiarata dal Giudice del Lavoro, è la conversione del rapporto in un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di stipulazione del contratto.
Questione 3

Cosa si può fare se il contratto a progetto, nei fatti, maschera un rapporto di lavoro subordinato?
Ogni volta che le concrete modalità di svolgimento di un rapporto formalmente a progetto sono riconducibili al lavoro subordinato, il lavoratore ha diritto, nel corso o all’esito del rapporto di lavoro, di richiedere l’accertamento giudiziale dell’effettiva natura del rapporto stesso; a fronte di una simile richiesta il Giudice del Lavoro, non essendo vincolato dal contenuto letterale dell’accordo, può esaminare quali siano state, in concreto, le modalità di svolgimento del rapporto lavorativo e se, nel caso di specie, sussistano gli indici della subordinazione elaborati dalla giurisprudenza (inserimento organico nella struttura imprenditoriale, assoggettamento del lavoratore al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro, obbligo di rispettare un orario di lavoro, obbligo di concordare permessi e ferie, ecc.).
Nel caso in cui il Giudice accerti che il rapporto, sebbene qualificato come autonomo, ha in realtà natura subordinata, lo dichiarerà tale. Il lavoratore potrà quindi rivendicare tutti i diritti conseguenti sia di natura retributiva sia di natura contributiva.


Questione 4
Cosa succede se il contratto a progetto viene interrotto prima della scadenza?
L’art. 67 D.Lgs. 276/2003 prevede che il contratto a progetto si risolve automaticamente al momento della realizzazione del progetto o programma o della fase di esso che ne costituisce l’oggetto. Per le parti è possibile però recedere prima della scadenza del termine sia per giusta causa, ovvero qualora venga commesso un fatto di gravità tale da non consentire la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto, sia secondo le diverse causali o modalità stabiliti dalle parti nel contratto individuale, con il preavviso eventualmente concordato.
Nel caso in cui il contratto a progetto venga interrotto da una delle parti prima della scadenza, senza giusta causa ed al di fuori delle ipotesi previste nel contratto individuale, la parte che ha subito il recesso avrà diritto ad un risarcimento del danno da quantificarsi o nella misura del preavviso o, in mancanza di questo, in un importo pari al residuo del compenso globale pattuito.

Questione 5
Ci può essere il patto di prova nel contratto a progetto?
La risposta è sicuramente negativa. Il patto di prova, ex art. 2096 c.c., è infatti un istituto tipico del rapporto di lavoro subordinato e, come tale, non può essere applicato ad un rapporto di lavoro di natura autonoma. Il patto di prova inserito in un contratto a progetto dovrà, pertanto, essere considerato come non apposto.

Questione 6
Come devono essere le istruzioni e le direttive del committente?
Il rapporto di lavoro a progetto implica una prestazione che, in quanto coordinata e continuativa, è integrata nell’attività e nell’organizzazione del committente. Il committente può pertanto esercitare un potere di intervento e di coordinazione dell’attività prestata dal collaboratore. Tuttavia, tale potere del datore di lavoro non può in ogni caso essere tale da pregiudicare l’autonomia nell’esecuzione della prestazione lavorativa del collaboratore: saranno quindi legittime verifiche periodiche sull’andamento del lavoro, ma non controlli e direttive più stringenti, che farebbero invece propendere per la natura subordinata del rapporto.

Questione 7
E’ legittimo un contratto a progetto stipulato a voce?
Ai sensi dell’art. 62, 1° comma, D.Lgs. 276/2003, il contratto a progetto deve essere stipulato, ai fini della prova, in forma scritta. La mancanza della forma scritta, che si risolve nella mancanza di un progetto, determina pertanto la conversione del rapporto in un ordinario rapporto di lavoro subordinato.


Questione 8
Cosa succede se ci si ammala nel corso del rapporto a progetto? E in caso di maternità?
In caso di gravidanza e di malattia del collaboratore, il rapporto di lavoro risulta sospeso, senza erogazione del corrispettivo. Solo nel primo caso la durata del rapporto è prorogata (per un periodo di 180 giorni), mentre, nel secondo caso, non solo il contratto non è prorogabile, ma il committente può comunque recedervi se la sospensione si protrae per più di un sesto della durata stabilita dal contratto, quando essa sia determinata, oppure superiore a trenta giorni per i contratti a durata determinabile.


Questione 9
Quali sono le differenze tre il lavoro a progetto ed il lavoro occasionale?
Il lavoro a progetto è un contratto di collaborazione coordinata e continuativa riconducibile alla realizzazione di uno o più progetti specifici, o programmi di lavoro o fasi di esso (D. Lgs. 276/03, artt. 61 e ss.). Le caratteristiche di questo contratto sono:
1) autonomia gestionale del collaboratore, esente da vincoli di subordinazione nei confronti del committente;
2) libertà nella scelta dei mezzi e nell'organizzazione della propria attività;
3) coordinamento con la struttura del committente, funzionale al raggiungimento del risultato;
4) irrilevanza del tempo impiegato nella realizzazione della propria attività: il collaboratore deve cioè essere autonomo anche nella scelta dei propri orari di lavoro.
L'individuazione da parte del committente di uno o più progetti specifici, o programmi di lavoro o fasi di esso, è essenziale: se nel contratto manca questo riferimento, lo stesso viene considerato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione dell'accordo.
Invece, per lavoro occasionale si intende un rapporto di lavoro di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell'anno solare con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare, sempre con il medesimo committente, non sia superiore ad € 5.000,00 (D.Lgs. 276/03, art. 61). Per casi come questi, lo stesso art. 61 dispone espressamente la non applicabilità delle norme in tema di lavoro a progetto. Conseguentemente, i caratteri differenziali del lavoro autonomo occasionale rispetto alla collaborazione a progetto vanno individuati tendenzialmente nell'assenza del coordinamento con l'attività del committente, nella mancanza dell'inserimento nell'organizzazione aziendale, nel carattere episodico dell'attività, nella completa autonomia del lavoratore circa il tempo ed il modo della prestazione.

Questione 10
In quali casi non si applica la normativa relativa al lavoro a progetto?
Il lavoro a progetto è una forma di contratto di lavoro rientrante nell'ambito del lavoro autonomo (ovvero non subordinato); esso è applicabile in tutti i casi in cui vi sia da parte del datore di lavoro la volontà di reclutare personale da adibire ad attività di collaborazione continuata e continuativa, e da parte del collaboratore/collaboratrice la volontà di prestare la propria attività con modalità di lavoro non subordinato. Per rientrare in tale tipo di contratto, le collaborazioni coordinate e continuative devono essere "riconducibili a uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso" (art. 61 c. 1 D. Lgs. 276/03).
Tuttavia, la disciplina del lavoro a progetto non si applica ad alcune categorie di collaboratori/collaboratrici indicati dall'art. 61 D. Lgs. 276/03. Più precisamente, si tratta dei casi seguenti:
a) agenti e rappresentanti di commercio, che continuano ad essere regolati dalle discipline speciali;
b) professioni intellettuali, per le quali è necessaria l'iscrizione in appositi albi professionali (il caso tipico è quello del lavoro giornalistico);
c) collaborazioni rese nei confronti delle associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI;
d) componenti di organo di amministrazione e controllo di società;
e) partecipanti di collegi e commissioni (inclusi gli organismi di natura tecnica);
f) titolari di pensione di vecchiaia.
Risultano altresì escluse dall'applicabilità del contratto a progetto le cd. "prestazioni occasionali", ossia i rapporti occasionali e di lavoro autonomo aventi durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell'anno solare con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare (sempre con lo stesso committente) sia superiore a 5 mila Euro.

Questione 11
Cosa può fare il collaboratore a progetto qualora ritenga incongruo il suo corrispettivo?
La misura del compenso costituisce un elemento essenziale del contratto a progetto, tanto che l'art. 62 D. Lgs. 276/03 prevede che lo stesso debba essere specificamente indicato per iscritto. In ordine alla quantificazione del compenso, le parti non sono del tutto libere. Infatti, l'art. 63 D. Lgs. 276/03 dispone che il compenso deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito e deve tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto. Per questo motivo, il collaboratore che ritenesse inadeguato il compenso pattuito, può sempre ricorrere all'autorità giudiziaria per ottenere la condanna del suo committente a corrispondergli un corrispettivo adeguato.
In questa prospettiva, il collaboratore può far riferimento alla natura e alla durata del progetto, prendendo come parametro - come afferma la stessa norma legislativa - le remunerazioni dei compensi corrisposti per analoghe prestazioni autonome. Inoltre, si può ritenere che il collaboratore possa prendere come parametro anche le retribuzioni previste dal contratto collettivo eventualmente applicabile al suo committente e che facciano riferimento a personale che svolga mansioni analoghe. Infatti, si deve ritenere che la remunerazione di un collaboratore a progetto non possa essere, almeno di regola, inferiore a quanto percepito da un lavoratore subordinato che svolga mansioni analoghe.

Questione 12
Il collaboratore progetto soggiace all'obbligo di fedeltà?
In generale, l'art. 2105 c.c. prevede, in capo al solo lavoratore subordinato, il cosiddetto "obbligo di fedeltà", che in particolare comporta l'obbligo di non svolgere attività in concorrenza con il proprio datore di lavoro, nonché l'obbligo di mantenere riservate tutte le notizie e la documentazione di cui si sia venuti in possesso nello svolgimento dell'attività lavorativa.
Da questo punto di vista, il lavoratore a progetto è sostanzialmente equiparato al lavoratore subordinato. Infatti, l'art. 64 D.Lgs. 276/03 prevede che, salvo diverso accordo tra le parti, il collaboratore a progetto possa svolgere la propria attività per diversi committenti, ed anche in proprio, purché non in concorrenza con i committenti medesimi; inoltre, la norma citata prevede il divieto di diffondere notizie o apprezzamenti attinenti ai programmi o alla organizzazione di essi, e comunque di compiere, in qualsiasi modo, atti in pregiudizio delle attività del committente.

Questione 13
E' sufficientemente dettagliato un progetto che faccia esclusivamente riferimento al tipo di attività da compiere?
L'attività di collaborazione coordinata e continuativa prestata dal lavoratore a progetto deve essere riconducibile a uno o più progetti o programmi di lavoro o fasi di esso. La legge tuttavia prevede che debba trattarsi di progetti o programmi "specifici" (art. 61, comma 1, D.Lgs. 276/2003), individuati nel loro "contenuto caratterizzante" (art. 62, comma 1 lett. b, D.Lgs. 276/2003).
Un contratto a progetto che faccia semplicemente riferimento al tipo di attività da compiere, e dunque una formulazione generica del progetto (ad es. inserimento dati), non è pertanto conforme al modello legale; il lavoratore avrà quindi la possibilità di chiedere al Giudice del Lavoro la conversione del rapporto in un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Infatti, una simile definizione, lungi dal rappresentare il progetto, si limita a descrivere la mansione attribuita al lavoratore, del tutto slegata dall'obiettivo che si intende raggiungere e dalle attività preparatorie e funzionali a quell'obiettivo. In buona sostanza, indicare le mansioni senza riferirle a un obiettivo significa consentire al datore di lavoro di utilizzare la prestazione lavorativa per soddisfare proprie esigenze variabili, mutevoli e indeterminate, il che contrasta con la riconducibilità dell'attività lavorativa a un progetto specifico e individuato.

Questione 14
Che differenza c'è fra il lavoro a progetto ed il lavoro occasionale di tipo accessorio?
Il contratto a progetto è legato all'esistenza, appunto, di uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso determinati dal committente. Invece, il contratto di lavoro occasionale di tipo accessorio è stipulato per lo svolgimento di attività lavorative di natura meramente occasionale, rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o comunque non ancora entrati nel mercato del lavoro, ovvero in procinto di uscirne. Più precisamente, i lavoratori che possono accedere al lavoro occasionale di tipo accessorio sono i seguenti:
a) i disoccupati da oltre un anno;
b) le casalinghe, gli studenti ed i pensionati;
c) i disabili ed i soggetti in comunità di recupero;
d) i lavoratori extracomunitari, regolarmente soggiornanti in Italia, nei sei mesi successivi alla perdita di lavoro.
Inoltre, la stipulazione di un contratto di lavoro occasionale di tipo accessorio è possibile solo per lo svolgimento di alcune attività specificamente indicate dall'art. 70 D. Lgs. 276 del 2003:
a) piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa l'assistenza domiciliare ai bambini ed alle persone anziane, ammalate o con handicap;
b) insegnamento privato domiciliare;
c) piccoli lavori di giardinaggio, nonché di pulizia e manutenzione di edifici e monumenti;
d) lavori relativi alla realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli;
e) collaborazione con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamità o eventi naturali improvvisi, o di solidarietà;
f) incombenti per l'impresa familiare, limitatamente al commercio, al turismo ed ai servizi;
g) incombenti nell'esecuzione di vendemmie di breve durata a carattere saltuario, effettuata da studenti e pensionati.
Altri limiti riguardano la durata massima del contratto (trenta giorni nel corso dell'anno) e il compenso, che non può essere superiore a € 5.000,00 all'anno. I soggetti interessati a svolgere prestazioni di lavoro di natura accessoria sono tenuti a dare la propria disponibilità lavorativa ai servizi per l'impiego delle province del territorio di riferimento o agli organismi accreditati in materia. A seguito di detta comunicazione i prestatori di lavoro accessorio ricevono una tessera magnetica, atta a registrare la loro condizione. Chi intende utilizzare il lavoro occasionale di tipo accessorio deve acquistare presso rivendite autorizzate uno o più carnet di buoni, con cui retribuire il lavoratore. Quest'ultimo, in seguito, si deve recare presso l'ente o la società concessionaria per convertire i buoni in denaro.

Questione 15
Quali conseguenze si verificano se al lavoratore a progetto vengono assegnate mansioni estranee al progetto stesso?
L'art. 61 comma 1° del D.Lgs. 368/01 stabilisce che i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l'individuazione di uno specifico progetto, programma di lavoro o di una fase di esso sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin data di costituzione del rapporto. Ciò evidentemente comporta non solo che nel contratto a progetto debba essere specificamente indicato il progetto, ma anche che, nel corso del rapporto, il lavoratore sia effettivamente utilizzato per la realizzazione di quel progetto.
Pertanto, lo svolgimento di mansioni estranee al progetto è di per sé sufficiente a determinare la trasformazione del rapporto a progetto in ordinario rapporto di lavoro subordinato. Bisogna a questo proposito precisare che la trasformazione rende il rapporto a tempo indeterminato, anche se originariamente sorto a termine. Infatti, il termine era stato apposto al contratto in vista della realizzazione del progetto; tuttavia, poiché - come si è detto - il lavoratore è stato in realtà utilizzato a fini diversi, viene meno la ragione che giustificava l'apposizione del termine.
Argomentazioni simili sono state svolte da un provvedimento pronunciato dal Tribunale di Milano in data 26/9/05.

http://www.di-elle.it/300risposte/contrattoaprogetto/tabid/782/Default.aspx







Troppi Morti sul Lavoro

(ANSA) - MONOPOLI (BARI), 10 MAG - Un morto sul lavoro a Monopoli, nel Barese. Un operaio specializzato ha perso la vita cadendo da un nastro trasportatore. L'uomo si stava occupando della manutenzione del nastro quando e' caduto da un'altezza di dieci metri circa ed e' morto sul colpo. L'incidente si e' verificato in una cava alla periferia del paese. I carabinieri hanno avviato le indagini.

(AGI) - Genova, 10 mag. - Un operaio genovese, Carlo Raschella', 52 anni, e' deceduto ieri all'ospedale di Ovada dopo essere rimasto vittima di un incidente sul lavoro avvenuto nel piazzale della ditta Ormig di Ovada. Raschella' abitava in via Villini Rollino con la famiglia. L'uomo, un muratore impegnato in alcuni lavori di ristrutturazione, stava manovrando un muletto quando il mezzo si e' ribaltato e gli e' rovinato addosso. E' stato soccorso e trasportato in elicottero all'ospedale di Alessandria, dove e' deceduto circa due ore dopo. Sul caso indagano gli ispettori dell'Asl ed i carabinieri.






venerdì 9 maggio 2008

Skippy: La mia Nuova Scoperta


Da quando mia sorella è ritornata dall'America con questo burro d'arachidi ne sono uscita pazza...mi sono fatta fuori 2 barattoli di Skippy (oddio la linea!!!....certo che, con la prova costume, questa estate ci sarà da piangere!!! )

Comunque ritornando al burro d'arachidi devo ammettere che mette dipendenza manco fosse nicotina.....e purtroppo nonostante la ricerca continua non sono riuscita a trovare il mio adorato skippy in nessun centro commerciale italiano.....fortuna esiste ebay!!!!! :))

giovedì 8 maggio 2008

Come Aumentare il Traffico Web


Avere un sito web che non viene visitato è come avere un negozio in una cantina, nessuno si accorgerebbe di noi e i nostri profitti sarebbero pressochè nulli. A prescindere da quali siano i nostri scopi, un sito web non visitato non serve a molto se non a nulla. Vedremo quindi quali sono alcuni modi per aumentare il traffico che riceviamo.
Il primo passo consiste nell'ottenere un buon posizionamento nei motori di ricerca, ottenerlo per delle keyword competitive è impensabile mentre per delle frasi o combinazioni di keyword è decisamente più facile. A questo riguardo esiste un insieme di tecniche denominato SEO ( Search Engine Optimization ) che si occupa appunto di questo, un buon posizionamento però non dipende solamente da come il nostro sito sia ben strutturato ma anche dal numero di link che questo riceve e dalla qualità degli stessi: un link dato da un sito dai temi attinenti al nostro vale di più da un link proveniente da una directory a tema generico. Possiamo ottenerli tramite scambio con altri webmasters o meglio ancora se ci arrivano in modo spontaneo, anche se questo avviene di rado e solo se siamo in grado di imporci nel contesto in cui operiamo.
L'article marketing, pratica che consiste nell'invio di articoli alle article directory includendo un link al proprio sito, ci permetterà di ottenere visite mirate e consensi da altre fonti se i nostri contenuti saranno di qualità e non scontati. Un motto in inglese recita "content is king" proprio a sottolineare l'importanza della qualità di quello che scriviamo, questo è fondamentale anche se facciamo social bookmarking o abbiamo una nostra newsletter: se siamo in grado di generare un flusso di informazione di un certo livello, è questo è possibile leggendo e studiando in modo sistematico quello che altri scrivono in merito agli argomenti che trattiamo, allora diventeremo un punto di riferimento nella nostra materia.
Appunto di social bookmarking e newsletter abbiamo parlato, infatti questi sono metodi per aumentare il nostro traffico in quanto tramite il primo possiamo condividere notizie e informazioni con altri utenti mentre con il secondo possiamo tenere costantemente aggiornati i nostri iscritti sui temi che trattiamo. Da non dimenticare è il servizio di Google Adwords in quanto permette di pubblicizzarci direttamente in Google o in siti attinenti al nostro pagando solo le visite ricevute e non la visualizzazione del nostro annuncio.
In definitiva content is king: quanto più il nostro sito sarà informativo e quanto più di qualità sarà l'informazione che faremo allora quanto più sarà il successo che otterremo che si potrà misurare in visite ricevute, in link dati in maniera spontanea e così via...

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Lavoro su internet. E' boom!

Ho notato che il lavoro da casa è una realtà che si sta diffondendo in tutto il mondo. E’ praticamente il fenomeno di massa nel nuovo universo di internet. Esso non solo colpisce chi già ha un solido lavoro, una posizione già affermata e vuole semplicemente passare il tempo facendo qualcosa di nuovo, ma sta convogliando masse di giovani alla ricerca non solo di un impiego secondario per arrotondare alla fine del mese, ma addirittura di un lavoro primario a tempo pieno, che garantisca il principale reddito e possa creare loro un solido futuro. In realtà i giovani, soprattutto in Italia, a causa della scarsa offerta di lavoro qualificato e generico, stanno vagliando nuove possibilità, tra cui un lavoro su internet che permetta di portare a compimento tutti i passati sforzi scolastici e accademici e avere così l’impressione di non avere gettato al vento tutta la giovinezza, per colpa di un sistema che non li assiste. Ma a mio avviso i motivi principali per cui un individuo è in cerca di un secondo lavoro o addirittura di un primo, tralasciando il proprio lavoro convenzionale, affiancandolo o creandone uno ex novo, sono principalmente due:
Possibilità di lavorare con comodità e senza lo stress di dover alzarsi ogni mattina, stando comodamente a casa propria.
Avendo la possibilità di lavorare poche ore complessive al mese, se si possiede un progetto serio e voglia di mettersi in gioco, si può fare tranquillamente carriera oppure essere del tutto autonomi, con la reale possiblità di guadagnare molte migliaia di euro, a seconda dell'impegno e della strategia utilizzata.
Suppongo dunque che il fattore pigrizia e la volontà di fare tanti soldi in poco tempo, abbiano notevole effetto sulle persone, portandole a mio avviso sulla cattiva strada, cogliendo al volo vere finte opportunità che hanno il valore di un secchio di spazzatura, poiché la bufala è sempre dietro l’angolo.
Al contrario se l’interesse è volto al benessere della persona, da conseguire con impegno e senza arroganza, pianificando tutte l’azioni con serietà ed onestà, il lavoro da casa può offrire davvero molto ed una panoramica generale è disponibile su
http://www.lavorointernet.org
Ma poichè tutto il settore è in rapidissima espansione, prima si entra nel giro che conta, e prima si possono trarre risultati positivi; entrarvi troppo tardi significherebbe lasciare il benessere ad altre persone e non trovare più spazi importanti nello scacchiere mondiale ormai disposto. Lo scopo di un lavoro da casa è chiaro: Arrivare alla stabilità finanziaria, riuscendo a fare a meno di un lavoro "convenzionale", oppure affiancare le due attività per trarre ancora maggiori vantaggi. Ma in ogni caso consiglio sempre prudenza intelligente, stando sempre attenti alle azioni che si effettuano ma non precludendosi ogni possibilità a causa del cieco scetticismo.

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